Il frammento è conosciuto, ma non è altrettanto conosciuto come sia entrato, uscito e ritornato nella collezione vascolare del Museo. Ne mancano inoltre riproduzioni a base fotografica complete nel diritto e nel rovescio. A queste lacune intende riparare lo scritto dedicato qui alle onoranze di un maestro insigne, che allo studio della ceramica antica, nelle sue innumerevoli manifestazioni grandi e piccole, ha dedicato una parte cospicua della sua attività scientifica. Esso appartiene ad uno stamnos del Museo Gregoriano-Etrusco, descritto dal Helbig nel I° volume del Führer (ed. 3̂, p. 313, n. 503), che si trova ora nella sala VI, vetrina K, n. 22, e che misura cm. 38,4 di altezza e cm. 16,6 di diametro alla bocca.
In una delle facce, quella secondaria, si vedono due figure ammantate ritte ed affrontate; quella a destra è un giovinetto in ascolto, quella di sinistra, forse un maestro di palestra, ha i capelli annodati con un semplice nastro e stringe un alto bastone a nodi con manico ricurvo. Vedi Fig. 1. Nell'altra faccia, la principale, si vede Eracle con le mani protese in avanti verso una donna in atto di fuggire, la quale doveva tenere con la destra uno scettro. Vedi Fig. 2. Ma la scena, così come risulta ora, è opera prevalentemente di restauro moderno. Nell'originale alla figura di Eracle dovevano mancare le mani ed anche la clava, se pure questa esisteva; e della seconda figura rimaneva ben poco: la parte inferiore della persona, da sopra le ginocchia in giù, e la testa nel tratto superiore alla bocca, tanto che, invece di una donna fuggente, il Beazley (loc. cit.) vi ravvisa Nereo; e al loro posto, nella curvatura tra il collo e la pancia dello stamnos, fino dall'antichità era stato inserito un frammento di tazza attica, contrassegnato col nome di Douris e fermato al corpo del vaso con quattro grappe di bronzo, di cui sono ben visibili i fori. Vedi Figg. 2, 3, 4.