Quale tipo di comportamento e di legislazione caratterizza un Parlamento come il nostro, diviso tra una maggioranza democristiana al potere e un'opposizione comunista agguerrita, disciplinata, e in costante crescita elettorale? Poiché l'egemonia democristiana è fatto ormai trentennale, a un osservatore meno che attento potrebbe sembrare che niente dovrebbe impedire al partito di maggioranza di perseguire un programma governativo di legislatura. Poiché d'altro canto il partito di maggioranza governa quasi sempre in coalizione, e poiché deve fare i conti con l'opposizione permanente di un partito che si definisce comunista e marxista, potrebbe ad altri sembrare che la continuità di maggioranze numeriche di governo non sia sufficiente a garantire una continuità legislativa, e che insomma tutto ciò tenda a bloccare la produzione delle leggi. Ma un'analisi del comportamento parlamentare rivela un quadro che a tutta prima mal si adatta ai due scenari. In un recente saggio pubblicato su questa rivista, Franco Cazzola ha per esempio dimostrato che esistono, almeno in termini quantitativi, notevoli «convergenze» tra maggioranza e opposizione comunista, dato che gran gran parte della legislazione di governo viene approvata col consenso di quest'ultima. Come interpretare questo comportamento? Significa forse che il Parlamento ha ormai adottato un modello di comportamento «consociativo», come migliore via di uscita dai pericoli sempre vivi di un confronto tra le sottoculture marxista e cattolica? La risposta, come Cazzola e altri ben dicono, dipende in buona parte dalla qualità di ciò che il Parlamento è in grado di produrre, e poiché l'ambito delle «nondecisioni» abbraccia le materie piú importanti e scottanti, siamo ben lungi dal poter parlare in maniera definitiva di convergenze consociative.