Il Grand Tour, viaggio culturale ed educativo intrapreso dalle élite europee tra il XVI e il XIX secolo, ha svolto un ruolo fondamentale nella formazione dell’identità culturale europea. Questo fenomeno, che aveva come meta privilegiata l’Italia, si trasformò progressivamente con l’ascesa della borghesia, evolvendo verso forme di turismo più moderne. William Barnard Clarke (1806–1865), architetto e antiquario inglese, compì un Grand Tour tra il 1838 e il 1840, attraversando Francia e Italia. Fino al 2020, la sua esperienza era poco documentata, ma la riscoperta di 39 disegni ha offerto nuove prospettive sul suo viaggio. Le sue raffigurazioni, incentrate su siti architettonici e archeologici, forniscono testimonianze visive preziose, come nel caso della città romana di Veleia. Clarke, membro attivo della Society for the Diffusion of Useful Knowledge, contribuì in modo significativo alla cartografia e agli studi architettonici, con l’obiettivo di diffondere il sapere oltre i circoli accademici. Il suo rapporto con i reperti antichistici si estese anche oltre i suoi viaggi, come testimonia la sua militanza tra le fila dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica di Roma. Il suo viaggio segna la transizione dal Grand Tour aristocratico a un approccio più strutturato e scientifico allo studio del patrimonio culturale, evidenziando il suo ruolo di documentarista e promotore di una conoscenza più accessibile delle antichità europee.